Forse ti sarai chiesto, alla luce di queste nuove disposizioni governative, di zone rosse e arancioni, se questa volta il tuo dentista di fiducia dovrà chiudere o resterà aperto. In questo articolo andiamo chiarire tutti i tuoi dubbi.
Uno sguardo al recente passato
Sono passati oltre dodici mesi da quando il governo italiano, era il 9 marzo 2020, con un decreto dell’allora presidente del consiglio Giuseppe Conte, decise estendere le restrizioni della zona rossa a tutto il territorio nazionale.
L’emergenza sanitaria era sotto gli occhi di tutti: casi e decessi per infezione da SARS-CoV-2 erano in aumento esponenziale, i posti in terapia intensiva scarseggiano e ne venivano allestiti di aggiuntivi riadattando le sale operatorie. I pronto soccorso erano oberati di pazienti.
In questa situazione, ben presto dichiarata di pandemia dal OMS, immediata fu la dichiarazione dell’Ordine dei Medici per normare le attività sanitarie libero professionali, vale a dire fuori dal SSN.
Per quanto riguarda la sfera odontoiatrica le direttive della Commissione Albo Odontoiatri, unitamente ad ANDI, furono di garantire il servizio per la gestione unicamente di urgenze ed emergenze rimandando tutte le cure differibili, con l’utilizzo dei DPI preposti (mascherineaFFP2 e camice monouso). Questa decisione operativa aveva lo scopo principale di sgravare i pronto soccorso di tutti quei pazienti che potevano essere gestiti dal dentista.
Le regole per la riapertura in sicurezza
Terminato quel periodo di lockdown, riguardante i mesi di marzo e aprile 2020, Ordine dei Medici, ANDI e gli altri sindacati odontoiatrici, con l’ausilio del Comitato Tecnico Scientifico, hanno elaborato un vademecum di disposizioni per garantire la sicurezza di pazienti e operatori all’interno degli ambulatori odontoiatrici.
Tali regole prevedono per i pazienti e i solo accompagnatori:
- L’arrivo in struttura con mascherina
- L’igienizzazione delle mani tramite soluzione alcolica al 70% per almeno 20 secondi
- La misurazione della temperatura
- Una serie di domande di triage per accertare lo stato di salute nei giorni antecedenti l’appuntamento e l’eventuale contatto con pazienti affetti da Covid 19.
Mentre al personale di studio è richiesto:
- L’utilizzo aggiuntivo di dispositivi di protezione individuale, quali mascherine FFP2, camici monouso e visiere di protezione
- Garantire la distanza di sicurezza di almeno un metro in sala d’attesa, dilazionato gli appuntamenti
- Arieggiare gli studi per almeno 10 minuti tra un paziente e il successivo
- L’igienizzazione delle superfici con prodotti appositi.
C’è subito da specificare che, per quanto concerne le regole del personale, gli studi dentistici hanno dovuto variare di ben poco la normale routine.
Gli ambulatori odontoiatrici, come tutti gli ambienti sanitari operativi, utilizzavano già protocolli di disinfezione ed igienizzazione delle stanze.
Questo è il motivo principale perché i dentisti hanno potuto ripristinare in sicurezza il loro servizio sanitario continuando a restare aperti anche durante le ondate successive.
La situazione oggi
Ad oggi la situazione non è cambiata e anche in questa situazione di zone rosse e arancioni, l’attività odontoiatrica continua con quelle stesse regole elencate in precedenza.
Regole che hanno dimostrato la loro efficacia non essendoci casi dimostrati di pazienti che hanno contratto l’infezione da SARS-CoV-2 all’interno dei nostri studi medici. Inoltre, come riportato da questo articolo di Andi nazionale la percentuale di dentisti contagiata è inferiore al 1%.
Infine a tutto questo va aggiunto che i dentisti e il personale di studio, in quanto operatori sanitari sono già stati vaccinati, riducendo ulteriormente il rischio di contagio e di effetti gravi da eventuale infezione. Ma l’argomento vaccini verrà trattato con maggior approfondimento nel prossimo articolo di aprile.
Se invece desideri approfondire quanto successo all’inizio della pandemia, comprendendo al meglio la correlazione tra dentista e Covid 19, ti consiglio di leggere questo nostro precedente articolo.